Quali sono i titoli più importanti e significativi all'interno della vastissima produzione dello scorso anno? Cosa salvare? Cosa ci siamo persi? Rispondono a questa domanda alcuni scrittori italiani.
Alessandro Bertante:
Mathias Énard,
Milo De Angelis,
Daniele Giglioli
- In questo 2011 ho letto solo un grande romanzo, Zona di Mathias Énard: una narrazione potente e visionaria, un flusso di pensieri inarrestabile che, partendo dalle memorie di un ex mercenario croato, evoca la grande storia del Mediterraneo, i suoi personaggi e le sue leggende. Un libro intenso e ambizioso che mi ha riconciliato con letteratura. E sono stato felice di vedere la pubblicazione de La corsa dei mantelli di Milo De Angelis, il suo unico lavoro in prosa scritto negli anni Settanta dal poeta milanese che ci racconta la storia di Daina, in un’atmosfera fiabesca e realistica al tempo stesso. Per la quanto riguarda la saggistica invece, il testo più significativo è stato senz’altro Senza Trauma – Scrittura dell’estremo e narrativa del nuovo millennio, di Daniele Giglioli, nel quale l’autore offre un’analisi sintomatica della narrativa italiana contemporanea, convinto che il rapporto con la scrittura sia privo di esperienza del trauma e condizionato unicamente dall’immaginario.
Alessandro D'Avenia:
Vasilij Grossman,
Kyung-Sook Shin,
Jordi Sierra i Fabra
- Non ho la pretesa di dire quali siano i tre libri più significativi del 2011, ma semplicemente quelli che lo sono stati per me. In cima alla lista senz'altro c'è Il bene sia con voi!, una raccolta di racconti e ricordi di Vasilij Grossman, l'autore del Guerra e Pace del XX secolo: Vita e destino. Poche penne come la sua riescono a scandagliare l'abisso del cuore dell'uomo senza retorica di vinti e vincitori, di vittima e carnefice. Non mi capitava da tempo di piangere lacrime amare su un racconto, ma questo è quello che mi è successo leggendo il primo della raccolta: Il vecchio maestro. In questo, come negli altri, emerge la possibilità di salvezza dell'uomo anche nell'inferno più oscuro, anche nel disincanto di una ferocia che insensata si ripete. Grossman crea una specie di spazio sacro in cui ogni lettore può sentirsi a casa nonostante l'orrore degli eventi che racconta. Lo stesso tipo di sacralità l'ho avvertita in Prenditi cura di lei di Kyung-Sook Shin, una storia familiare sul mistero di essere madre che con semplicità e profondità, oggi rarissime, racconta cosa c'è di più umano nell'umano, quel nucleo che attraversa culture e secoli infischiandosene del tempo e dello spazio. Al terzo posto metterei un libro uscito alla fine del 2010, ma che io ho conosciuto nel 2011: Kafka e la bambola viaggiatrice di Jordi Sierra i Fabra, che immagina in poche e folgoranti pagine un episodio realmente accaduto nella vita di Kafka: l'invenzione di una storia a puntate per una bambina incontrata al parco, che aveva smarrito la sua bambola. Kafka si finge “postino di bambole” e trasforma il pianto di quella bambina in una storia magica di crescita e liberazione dal dolore. I biografi di Kafka sono ancora alla ricerca di quel testo...
Claudia De Lillo:
Paolo Nori,
Posy Simmonds,
Alan Bennett
- La meravigliosa utilità del filo a piombo di Paolo Nori, perché:
a. ha uno dei titoli più belli che abbia mai incontrato
b. spiega i formalisti russi con una semplicità così sottile e arguta che alla fine ti sembrano tuoi amici
c. racconta temi alti, spesso altissimi con una lingua empatica di divulgatore straordinario
d. fa ridere, pensare, arrabbiarsi e a volte perfino piangere
Tamara Drewe di Posy Simmonds, perché:
a. è una graphic novel con disegni bellissimi e un testo ricco e articolato
b. ha una storia appassionante
c. ci trovi dentro personaggi con uno spessore e un'umanità che inquietano
d. quando finisce vuoi ricominciarlo o regalarlo immediatamente a qualcuno che ti sta simpatico
Due storie sporche di Alan Bennett, perché:
a. l'umorismo inglese non ha pari
b. il personaggio della vedova simulatrice di malattie in una clinica universitaria è irresistibile
c. Bennett è un maestro del racconto
d. è divertente ma anche struggente.
Nicola Lagioia:
Thomas Bernhard
- Per me è Autobiografia di Thomas Bernhard, i cinque romanzi di formazione (L'origine, La cantina, Il respiro, Il freddo, Un bambino) per la prima volta riuniti da Adelphi in un unico volume. Si tratta di un libro sapienziale, di un lungo e intenso insegnamento di vita, un esempio, un inno alla dignità e alla resistenza umana.
Marco Malvaldi:
Jonas Jonasson,
Antonio Pennacchi,
Fabio Bartolomei
Federica Manzon:
Austin Wright,
Jeffrey Eugenides,
Andrea Tarabbia
- C’è qualcosa di peggiore di un romanzo che parla di un altro romanzo? E di un romanzo sulla scrittura e la lettura? Probabilmente no. Eppure Tony e Susan, di Austin Wright, è un libro che sorprende e rimane addosso a lungo. Perché fa paura, ma una paura vera, quella con i brividi e il fiato corto nel voltare pagina. E mentre tremi e ti si torcono tutti gli organi interni per quello che accade lungo un’autostrada notturna verso il Maine, qualche corda nascosta del tuo animo di lettore vibra, perché è di te che si sta parlando. Memorabile.
Valeva la pena di aspettare nove anni il nuovo romanzo di Jeffrey Eugenides. La trama del matrimonio: una meravigliosa dichiarazione d’amore ai libri e alla letteratura. Commuove e fa ridere, provoca una sottile nostalgia sotto la lingua e alla fine fa sentire un po’ meno soli.
E poi un libro italiano che italiano non sembra. È coraggioso, romanzesco, terribile come capita alla letteratura quando si misura con i temi più difficili, assoluti. C’è una misura al Male? Il Male è quantificabile? Il suo numero coincide con quello delle vittime? Andrea Tarabbia, con Il demone a Beslan, ci dice che una risposta netta è impossibile. C’è un prima e c’è un dopo, c’è un inizio al Male. E lui ne insegue la storia, con il passo del grande scrittore.
Simone Sarasso:
Paolo Roversi,
Glen Duncan,
Alessandro Barbero,
Giuseppe Catozzella,
Marco Malvaldi
- Paolo Roversi, Milano criminale: IL libro sulla mala meneghina. Documentatissimo e travolgente. Tanto bello che avrei voluto scriverlo io.
Glen Duncan, L'ultimo lupo mannaro: se siete fan di Twilight, lasciate perdere. Dalle parti di Duncan i lupi mannari non vanno in giro a petto nudo (e addominali in vista) per sciacquare le voglie di un miliardo di ragazzine. Si limitano a fare quello per cui sono nati: FOTTI, UCCIDI, MANGIA.
Alessandro Barbero, Gli occhi di Venezia: lasciatevi condurre per mano nella Venezia di fine Cinquecento da un autentico maestro del genere: imparerete a remare in galera e a far la guerra di corsa. Un'avventura indimenticabile su e giù per un Mediterraneo che non avete mai visto.
Giuseppe Catozzella, Alveare: La 'ndrangheta, la peggiore e più spietata di tutte le mafie, stanata al Nord da una penna d'eccezione. Un libro che fa riflettere e star male.
Marco Malvaldi, Odore di chiuso: il nome di Marco Malvaldi in copertina, un giallo di gran classe e Pellegrino Artusi come protagonista. Vi serve altro per correre a comprarlo?
Domenico Scarpa:
Sigmund Freud,
Georges Perec,
Alessandra Ginzburg
- In principio fu una lettera, che Sigmund Freud inviò il 16 settembre 1883 (una domenica) alla sua fidanzata Martha Bernays. Le descriveva i fatti che avevano condotto al suicidio il suo amico e collega Nathan Weiss. Erano fatti materiali e fatti invisibili, che solo quell’allora ventisettenne psichiatra sarebbe stato capace d’intrecciare con una tale irrecusabilità narrativa e con un tale pathos scientifico. È il testo che Mario Lavagetto ha messo in apertura della raccolta dei Racconti analitici di Freud, apparsa come strenna per il 2011 nei «Millenni» Einaudi. Ora, grazie a lui, possiamo rileggere daccapo tutto Freud e il suo secolo, a partire da quella lettera e dalla diffidenza che il padre della psicoanalisi nutrì sempre per il proprio talento narrativo – e per chi glielo lodava: temendo, non senza ragione, che lo scrittore cancellasse lo scienziato. Non si lasciava certo frenare da queste remore Georges Perec, che anzi approfittò a mani basse – anche contro sé medesimo – della psicoanalisi allorché scrisse, a uso e consumo del suo terzo e ultimo analista parigino, Jean-Bertrand Pontalis, i 124 sogni che avrebbero poi composto La Boutique obscure, finalmente tradotto in italiano col titolo La bottega oscura da Ferdinando Amigoni per la collana «Quodlibet Compagnia Extra» di Gianni Celati e Jean Talon. Un libro antieuclideo che porta a galla tutti i fondigli di una psicologia avvincente, quella di un autore che considerava i setting analitici (dal lettino ai fogli sui quali annotava quei sogni «fabbricati per l’analista») come i «luoghi di un’astuzia». Ma qui, tra uno scienziato che recalcitrò a manifestarsi come scrittore, e uno scrittore che di continuo cercava di sfoderarsi dal ruolo dell’analizzato, la posizione di equilibrio è occupata da una psicoanalista allieva di Ignacio Matte Blanco, il cui nome è Alessandra Ginzburg e che – figlia di scrittori qual è, e allieva in gioventù anche di un grande critico esperto di analisi come Francesco Orlando –, ha imparato ben presto che la psicoanalisi può imparare dalla letteratura; così, i dieci «saggi su letteratura e psicoanalisi» che ha raccolto in Il miracolo dell’analogia (Pacini, Pisa) non aggrediscono il testo ma lo interrogano, lo auscultano, e prima di ogni altra cosa si lasciano impressionare dalla sua forma, unica maniera di rispettarlo restituendolo al lettore. Da Stevenson a Kafka, da Tozzi a Hoffmann, da Proust a Elsa Morante, dieci letture impeccabili: dieci lettere giovanili se volessimo dirla con Freud, dieci sogni a occhi aperti se vorremo invece affidarci a Perec.
Andrea Tarabbia:
Francesco M. Cataluccio,
Laurent Binet,
Robert Eisler
- Forse il miglior libro edito nel 2011 che ho letto è Chernobyl di Francesco M. Cataluccio. Pubblicato da Sellerio, è un’opera a cavallo tra i generi: dal reportage alla memoria autobiografica, dal saggio antropologico a quello di storia della cultura. Lo scoppio del reattore numero 4, nell’aprile 1986, non è che il punto di arrivo di una narrazione che parte da lontano, dall’anno mille, per raccontare la storia di un luogo e dei popoli (polacchi, cosacchi, ucraini ed ebrei) che lo abitano. Attraverso il racconto di alcuni viaggi e di molte letture, l’archeologia di Cataluccio restituisce il genius loci di un’area dell’Europa che ha racchiuso in sé la storia di tutto il nostro continente.
HHhH. Il cervello di Himmler si chiamava Heydrich di Laurent Binet (Einaudi) è un “non-romanzo” che ricostruisce, documenti alla mano, un fatto storico: l’attentato a Praga, nel 1942, in cui perse la vita Reynard Heydrich, uno dei principali ideatori della Soluzione Finale. Più che la vicenda in sé, è molto interessante l’approccio di Binet, ossessionato dall’idea di non scrivere un romanzo per non tradire la realtà dei fatti.
Ultimo, un altro saggio, recuperato dalle edizioni Medusa: Uomo lupo di Robert Eisler, pensatore quasi sconosciuto in Italia. Vi si ricostruisce il percorso psicologico-storico della licantropia e delle sue declinazioni (dai Lupercalia alle tecniche di caccia, da alcuni omicidi seriali alle pratiche di punizione e omicidio delle SS).
Benedetta Tobagi:
Laurent Binet,
Élisabeth Gille,
Miguel Gotor
- Scelgo tre libri sospesi tra storia e narrazione.
HHhH. Il cervello di Himmler si chiama Heydrich è uno splendido non fiction novel, di cui si è parlato troppo poco. Laurent Binet racconta la storia dell’attentato al gerarca nazista Heydrich, trovando un felice equilibrio tra scrittura romanzesca e attenta ricostruzione storiografica. Traspare tutta la partecipazione emotiva dell’autore a un evento storico vissuto con l’intensità di un fatto personale: “Chi è morto è morto – scrive a proposito dei due eroici attentatori della Resistenza ceca, Jan e Jozef - e non gl’importa nulla che gli si renda omaggio. Ma è per noi, per i vivi, che significa qualcosa. La memoria non è di alcuna utilità a chi viene onorato, ma serve a chi se ne serve. Grazie a lei mi costruisco, grazie a lei mi consolo”.
Altrettanto intenso Mirador. Irène Némirovsky mia madre. Elisabeth Gille narra la vita della madre in forma di autobiografia fittizia, immedesimandosi in lei. La scrittura diviene passaggio iniziatico, attraverso cui Elizabeth si emancipa dalla pesante eredità materna nell’atto stesso di renderle omaggio, affermando se stessa come scrittrice.
Il memoriale della repubblica. Gli scritti di Aldo Moro dalla prigionia e l’anatomia del potere italiano è un vero e proprio saggio storiografico, che al rigore unisce un’elevata qualità letteraria. Attraverso la ricostruzione microstorica dell’odissea del memoriale Moro, Miguel Gotor ci offre uno spaccato delle dinamiche occulte del potere in italia, che si fa a tratti riflessione metafisica sulla natura del potere.
Emanuele Tonon:
Antonio Moresco,
Richard Millet,
Luigi Abiusi,
Chester Brown
- Gli esordi di Antonio Moresco uscì in prima edizione nel 1998. Mondadori ripropone il romanzo in versione completamente rivista dall’autore. Moresco cominciò a scriverlo nel 1984. È impressionante la serie di rifiuti subiti dall’autore prima di “esordire”, forse un segno dei tempi, di cosa sia diventata l’editoria. Moresco è uno scrittore che apre una porta e ti fa vedere un universo, apre la porta accanto e te ne fa vedere un altro. Gli esordi è una cosmologia nascente, un romanzo che richiede dedizione ripagandola tutta e dalla cui lettura si può uscire solo stupefatti.
L’inferno del romanzo di Richard Millet, edito da Transeuropa, è una riflessione aforistica ed oracolare sulla letteratura. A tratti disturbante e, per chi scrive, non sempre condivisibile. Ma un testo che porta in luce, con radicalità, tutto quanto ormai da decenni viene attentamente oscurato dai produttori della postletteratura. L’industria editoriale e tutti i suoi figuri contro la meraviglia della parola scritta.
Per gli occhi magnetici di Luigi Abiusi, edito da Caratterimobili, raccoglie quattro saggi. Attraverso le figure di due poeti e due registi (Campana, Pasolini, Erice, Tarantino) Abiusi indaga il rapporto tra letteratura e cinema, rompe gli argini della codificazione settoriale per portarci ad esplorare il luogo dove la parola e l’immagine, incontrandosi, si fanno unità.
Io le pago. Memorie a fumetti di un cliente di prostitute, di Chester Brown, edito da Coconino Press – Fandango, è una riflessione sconvolgente sul tema dell’amore romantico e delle sue implicazioni con il potere del moralismo d’accatto. Tra natura e cultura, con un tratto glaciale fatto di occhi vuoti, Brown opera una confessione senza filtri: un non-personaggio che sfida il perbenismo rinunciando alla furberia del racconto mimetico.
Giorgio Vasta:
Paolo Sortino
- Limitatamente a quelli che ho letto, penso che il libro che nel 2011 mi ha colpito maggiormente sia Elisabeth di Paolo Sortino. Si tratta di un romanzo per il quale vale poco metterla nei termini canonici - e forse canonicamente involuti e semplificanti - di bello o brutto. Probabilmente Elisabeth è un romanzo scoordinato, squilibrato, irregolare sia da un punto di vista drammaturgico che linguistico, ma è un libro che, come accade raramente, sa capitalizzare tutti i suoi limiti rendendoli parte integrante della narrazione. Perché squilibrata irregolare e insopportabile è la vicenda narrata - quella di Elisabeth Fritzl, la ragazza austriaca reclusa dal padre in un bunker sotterraneo e violentata per anni - ma ancora più traumatico è lo sguardo dal quale questa storia è raccontata, la perentorietà a volte mite a volte feroce del linguaggio. Sortino riesce a trasformare un fatto che in prima battuta appartiene alla cronaca criminale in qualcosa che ha la capacità di generare discorso (su Elisabeth, nei mesi scorsi, partendo da prospettive diverse si sono confrontati, e anche scontrati, in parecchi). Nel momento in cui un libro riesce a produrre discorso si sta già rivelando fertile nutrendo una dialettica. Inoltre Elisabeth ha, dalla scelta lessicale alla forma sintattica, la delicatezza e la temerarietà degli ordigni: che un libro sia qualcosa che da un momento all'altro può esplodere è sempre un bene.
Mariapia Veladiano:
Kyung-Sook Shin,
Eowyn Ivey,
Bruno Osimo
- Per primo un libro d’amore, di un amore nascosto eppure potente, potentissimo, come un’epifania capace di rovesciare la vita. Scoperto tardi ma non importa, perché l’amore, anche se non si rivela, ci regala sempre una felicità possibile. Si tratta di Prenditi cura di lei (Neri Pozza) di Kyung-Sook Shin, autrice coreana che sa splendidamente dire i sentimenti e raccontare la vita. Alla fine ci si guarda intorno in cerca di queste donne assolute capaci d’amore assoluto e segreto.
Poi una storia struggente sul desiderio di felicità, e quindi sul dolore di non poterla avere: La bambina di neve (Einaudi), di Eowyn Ivey. Qui la felicità è tutta contenuta in un figlio che non viene. Alla fine arriva, forse, una bambina, ma arriva e scompare in un paesaggio di neve e boschi e ghiaccio e vento. Ambientato in Alaska, un incanto.
E infine un libro ironico, profondo, coltissimo e divertente: Dizionario affettivo della lingua ebraica (Marcos y Marcos), di Bruno Osimo. Il titolo nasconde una narrazione, vero romanzo di riscoperta delle, in realtà indelebili, origini ebraiche dell’autore, riproposte attraverso la figura indimenticabile della madre. Bello e singolare.
Grazia Verasani:
Goliarda Sapienza,
Romain Gary,
Catherine Sauvat
- Il vizio di parlare di me stessa di Goliarda Sapienza (Einaudi). Si tratta dei taccuini dell'autrice, dal '76 all'89, utilissime postille a un'opera letteraria che è sempre stata fortemente autobiografica. Anche qui c'è la sua Sicilia, c'è Roma, c'è la passione per il cinema e il teatro, la storia col regista Citto Maselli, il carcere di Rebibbia, la fatica di scrivere L'arte della gioia che, solo grazie al successo francese, ci ha permesso di conoscere questa autrice eclettica e sensibilissima. E ci sono le donne, le donne amate, odiate, raccontate, incoraggiate a essere se stesse, fuori dall'opprimente sacrificio dell'amore.
La notte sarà calma, autobiografia di Romain Gary (Neri Pozza). Lo scrittore lituano, naturalizzato francese, autore tra gli altri dello spendido La vita davanti a sè anche qui non perde la sua verve lucida e scanzonata. Alcune frasi: "La nostra società maschilista riduce sempre la donna a un'avventura"; "Il romanzo è la fratellanza: ci si mette
nella pelle degli altri. Quando rimango troppo tempo nella mia pelle, mi sento stretto"; "La cultura e l'arte sono un modo di vivere"...
Un bellissimo libro che ho letto nel 2011 (ma edito nel 2009), che sceglierei come il primo libro dell'anno, è Robert Walser, una biografia di Catherine Sauvat (ADV). Ho cominciato ad amare Walser nell'86 grazie a Gianni Celati, che me ne parlò con accorato entusiasmo. Ho letto ogni cosa pubblicata di lui e su di lui, e aspettavo con ansia questa biografia. Non so se lo sapete, ma pare che Lucio Dalla si sia ispirato a Walser per scrivere L'anno che verrà... Questo meraviglioso pazzo svizzero, con una vita diurna di passeggiate e una notturna nei teatri (troppo artista per non amare gli artisti) ha scritto storie bellissime: la mia preferita è Jakob von Gunten, molto amata anche da Kafka e Musil. In queste pagine biografiche c'è il Walser rimasto bambino fino alla fine, capace di incantarsi per ogni minima cosa, e di sottrarsi alle norme, soprattutto a quella del successo. Vagabondo incapace di concretezze, poetico anche nel suo modo di morire: fu un cane a scoprirlo, a 78 anni, a faccia in giù sulla neve, vicino al manicomio che gli aveva fatto da casa nell'ultimo ventennio...
Alessandro Zaccuri:
Adrian Johns,
Seumas O'Kelly,
Stefan Zweig,
Gonçalo M. Tavares,
Craig Thompson
- Adrian Johns, Pirateria. Storia della proprietà intellettuale da Gutenberg a Google, Bollati Boringhieri. Una lettura fondamentale, oltre che molto avvincente, per capire quali sono le origini storiche dell'attuale dibattito sul copyright. Con Johns si impara moltissimo e spesso si rimane sorpresi per le analogie tra presente e passato: l'editoria musicale dell'800 e l'offensiva di Napster, la prima disputa sul Betamax e la lotta contro il download selvaggio...
Seumas O'Kelly, La tomba del tessitore, Quodlibet. Daniele Benatti traduce e commenta un autore irlandese poco noto anche in patria. Forse è eccessivo parlare di un maestro di Joyce (che, in ogni caso, conosceva l'opera di O'Kelly), ma questo racconto è davvero un piccolo, assoluto capolavoro, nel quale risuona la stessa malinconia che ritroveremo nei "Morti". Con una punta di arguzia in più, forse.
Stefan Zweig, Paura, Adelphi. Insieme con quella di Mauriac, la metodica riproposta della narrativa di Zweig è l'operazione vintage più interessante intrapresa di recente da Adelphi. Qui, nell'eccellente versione di Ada Vigliani, va in scena il classico canovaccio dell'adulterio, con un variare continuo di situazioni, tutte contemplate dallo sguardo allucinato della protagonista. Fino all'inimitabile scioglimento finale.
Gonçalo M. Tavares, Imparare a pregare nell'era della tecnica, Feltrinelli. Il portoghese Tavares è uno scrittore da tenere d'occhio: negli anni scorsi era stato pubblicato da Guanda, ora Feltrinelli ci presenta il suo romanzo più maturo e complesso, costruito su un impianto prossimo all'allegoria. Il potere, la fede, la morte sono i temi di una narrazione senz'altro inconsueta, che ricorda il rigore di Dostoevskij. Traduce, senza sbavature, Roberto Francavilla.
Craig Thompson, Habibi, Rizzoli Lizard. Graphic novel ambizioso, magari lievemente discontinuo, ma sempre affascinante. L'americano Thompson si (e ci) immerge nella tradizione araba, scoprendo un mondo che parrebbe uscito dalle "Mille e una notte" e invece, tra eunuchi e spose bambine, è clamorosamente contempraneo. Vastissima la documentazione su cui poggia l'impresa, meticolosa la versione italiana di Randa Ghazy.
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