mercoledì 31 ottobre 2012

Il turista

Questa poesia ha partecipato a un corcorso dal titolo Il turista dedicato ad Acitrezza:
Aci Trezza (Trizza in siciliano) è una frazione del comune di Aci Castello, in provincia di Catania. Centro peschereccio di antica e notevole tradizione, è famoso per il suo paesaggio. Si affaccia sul Mar Ionio e dista circa 9 chilometri da Catania.



Il turista

Mi fermai e l’ammirai.
Ammirai il suo mare,
il suo porto
la gente.
Restai incantato,
difficile dimenticarla.
Acitrezza
Con la sua dolce brezza,
che accoglie migliaia di turisti,
mi fece sognare.
Non volevo più andare,
volevo restare.
Restare era la parola giusta,
restare in questo angolo di paradiso,
dove tutto è condiviso.
Ma all’improvviso
Dovetti andare.
Andare via.
Mi sentì svuotato,
di un vuoto incolmabile ,
sentì che il mio cuore
rimase lì.
Ritornare era la parola giusta,
ritornare per trovare il sorriso,
per trovare cordialità,
amore e serenità.
Ritornare,
 per riabbracciare la Madre,
la Madre dell’Etna.
Acitrezza
(Patty C.)

martedì 30 ottobre 2012

Editing del mio 3° Capitolo

Vorrei aprire una nuova rubrica dove inserirò tutte le correzione editing che il  mio Editor  fa per ogni  capitolo  del mio romanzo in lavorazione. Potrebbero servire anche a voi!!!

COMMENTI:
Come ti ho già anticipato questo è un capitolo che mi ha coinvolto. Lo trovo ben strutturato, è buona la sequenza degli eventi, sono interessanti i personaggi. È un capitolo vivo. Drammatico, ma con qualche battuta "ad hoc" per alleggerire la narrazione. Un buon lavoro nei contenuti.
I difetti maggiori li ho trovati nella forma. Ti scrivo qualche indicazione, corredata da esempi.

LINGUAGGIO: Lo stile deve essere ovviamente personale ma anche adeguato alla storia. Se scrivi un racconto di vita vissuta, narrato in prima persona, la cosa migliore è usare parole semplici, frasi dirette ed efficaci.

“Speriamo che sia il posto giusto”, enunciai.

Quell'enunciai stona perché è un termine troppo aulico per il contesto. Si enuncia un teorema; se stai parlando con tua madre puoi semplicemente dire o affermare.

"la sala brulicava di anziani"

A parte che brulicare è un termine più adatto agli insetti che alle persone, perché non dire semplicemente che la sala era piena di anziani?

"ogni volta che  ficcava il boccone  in bocca"
"uscendo dal portafogli un fascio di soldi"

Al contrario queste due frasi sono troppo gergali. Possono andar bene parlando, ma scritte stonano un po' (anzi, uscire, nel senso di tirare fuori, è proprio scorretto).

COERENZA: ci deve essere coerenza all'interno della storia (una corretta sequenza di eventi) e coerenza nel comportamento e nelle parole dei personaggi.

"aprii la borsa e gli diedi la penna"

Se nel parlato è accettabile (chiunque capisce che la borsa l'hai aperta per prendere la penna che c'era all'interno) nella forma scritta tuttavia non è corretto, perché manca sequenzialità. È come scrivere: alzai il braccio e contai fino a cento. Qual è il legame tra le due azioni?

“No grazie, resto qui, tra un po’ arriva la cena. Scendo giù in mensa.”

Qui il personaggio si contraddice, perché dice prima di restare qui e poi di scendere.

“Consiste nell’iniezione di anestetici direttamente sui ginocchi, per eliminare l’infiammazione.”

Qui Aziz usa una terminologia medica e una proprietà di linguaggio che non ha né prima né dopo. È quantomeno sorprendente che riesca a esprimersi così.

PARTI NON NECESSARIE: a volte si scrive troppo e rileggendo bisogna chiedersi tutto ciò che è scritto è funzionale alla storia. Magari ci sono termini che appesantiscono il discorso (molto spesso quelli con il suffisso -mente) o frasi che spezzano la narrazione senza aggiungere nulla

"Delle voci stridule, esattamente dei lamenti, si espandevano nell’aria"

Se erano esattamente dei lamenti perché non chiamarli subito per quello che sono?

"Mi avvicinai al ragazzo ed educatamente gli tesi la mano e mi presentai"

Se ti avvicini, tendi la mano e saluti è implicito che sei educata, non c'è bisogno di dirlo.

"gli diedi la penna e un pezzo di carta che strappai da un foglio pubblicitario che tenevo in borsa da giorni in attesa di buttarlo via. Lui iniziò a scrivere."

Che importanza ha se la carta era un foglio pubblicitario e se lo tenevi in borsa da giorni o da mesi? È un inciso che non aggiunge nulla e distoglie dall'azione principale.

MIO TUO SUO: Quando è chiaro a chi ci si riferisce è meglio ometterli, perché appesantiscono il discorso.

"I miei cinque centimetri in più le consentirono di affondare la sua testa sulla mia spalla."

Quel "le consentirono" (consentirono a lei) è già riferito a tua madre quindi la testa che affonda nella spalla non può che essere sua. Il mia invece è necessario perché, se non specifichi che la spalla è tua, per quanto possa sembrare una posizione da fachiri, si potrebbe pensare che la pieghi sulla sua stessa spalla.

(Yukie)

lunedì 29 ottobre 2012

Cara aspirapolvere

Qualche mese fa ho partecipato a un esercizio su un sito di scrittura. Dovevo inventare una lettera dedicata a un elettrodomestico e doveva essere di 200 parole. Questo è stato il risultato:


Cara aspirapolvere,
Nell’età dell’adolescenza ti odiavo ogniqualvolta che mia madre ti portava in giro per casa.
Non riuscivo ad ascoltare la musica ,addirittura mi facevi perdere il finale di un film con il tuo terribile rumore che emettevi.
Ero gelosa , ero gelosa che mia madre, ogni giorno, passava del tempo con te , e quando lei ti portava in giro per casa non riusciva neanche ad ascoltarmi . Io le dicevo di chiuderti nello sgabuzzino , ma lei non riusciva a sentirmi, era attratta dal tuo rumore, dalla tua magia di rendere la casa pulita.
Solo oggi , riesco a comprendere il perché mia madre ti amava tanto e confidava sempre nelle tue prestazioni. Perché senza di te era una donna triste e depressa , come lo sarei io oggi.
Dopo tanti anni ho capito che eri e che sei la mia migliore amica. Perciò ti chiedo perdono per averti odiato  tanto,  ero  egoista, perché volevo mia madre solo per me e dividerla con te mi faceva soffrire.
Spero che i miei figli ti ameranno, come non ho fatto io, ed inoltre ti chiedo di non abbandonarmi mai , come io non abbandonerò mai te.
Aspirapolvere, grazie di esistere.(200 parole)

sabato 27 ottobre 2012

Alice nel paese dei miracoli

I miei sogni di carta ebbero inizio all’eta di 10 anni quando frequentavo la quinta elementare. Ricordo ancora che ebbi l’idea di scrivere un libro intitolato “ Le avventure di tre compagne di classe”.
Io e le mie due migliori amiche, Simona e Laura.
 Simona sapeva disegnare molto bene e così  le feci fare la copertina.
Io scrissi. Era la storia di queste tre bambine che un giorno, in mancanza dei genitori scapparono via con le bici in cerca di avventura. Scrivevo con la cartina geografica tra le mani, perché dovevamo girare il mondo.
Con il trasloco di 6 anni fa questo “capolavoro” lo persi. Mi sarebbe piaciuto rileggerlo per potermi fare quattro risate.
 Oggi i miei sogni non sono svaniti, e anche se non ho più dieci anni , ma quasi 40 continuano a vagare tra i fogli di carta o forse meglio dire tra i fogli del word!!!
Domani devo aiutare mio figlio a inventare una favola, perché lunedì ha un compito in classe. Sembra facile ma so che non lo è. Voi avete qualche idea?
Come titolo ho pensato “Alice nel paese dei miracoli” Con questo titolo posso spaziare dove voglio…cosa ne pensate? Aiutino?

venerdì 26 ottobre 2012

Sogni di Carta

La mano scorre
sul foglio bianco
mentre gli occhi seguono l'inchiostro nero.
Le dita s'incurvano
e la storia s'intreccia.
La mente vaga
nei sogni più nascosti
e la fantasia
riesce a creare
una vera realtà.
Realtà nascosta
nella scatola dei segreti,
quelli più intimi,
quelli più proebiti.
Il silenzio assordante
circonda la stanza,
creando la magia dei rumori.
La penna continua
a percorrere la sua strada,
mentre la mente
segue un fine sulla carta.

Patty C.

mercoledì 24 ottobre 2012

Sfiorare un sogno

IL tramonto invade la mia vista,
il canto degli uccelli il mio udito
e il soffio del vento
mi accarezza la pelle.
Questo è il sogno che vedo davanti a me.
Vorrei rinchiuderlo nella scatola dei ricordi
... ma non posso
perchè lui non è solo mio
ma anche vostro.
L'osservo, vorrei toccarlo
ma sfugge.
Con lo sguardo mi spingo sempre più,
il mare ondeggia,
le sue onde bianche sembrano disegnare
ali di angeli
Ecco questo sì che lo conserverò
nella scatola dei sogni.
Un giorno la brezza del mare
mi porterà ad aprirla
e ricominciare a sognare.
Patty C.

lunedì 22 ottobre 2012

Butterfly

I lunghi capelli dorati gli cadevano sul vestito di seta bianco. Le lacrime percorrevano le curve delle guance e morivano sulle labbra. Lui le passò un dito sul viso per asciugare l'ultima lacrima, ma non ci riuscì.
"Sei bellissima, amore mio"
"Promettimi che conserverai un posto accanto a te" disse lei.
"Un posto d'onore. Ma non avere fretta, qui molti hanno ancora bisogno di te" rispose lui.
Una folata di vento le scompigliò i capelli, facendole cadere una ciocca davanti agli occhi. Lei con un rapido gesto se li portò dietro l'orecchio, e subito dopo non lo vide più.
Allungò un braccio e una farfalla le si poggiò sù.
"Vola in cielo farfallina mia"
La farfalla, dopo un attimo di esitazione, sbattè le ali e volò via. Lei la seguì fino a quando si dissolse nel cielo infinito.
Patty C.